Ormai non si trova nulla su Reddit. È stato cancellato praticamente tutto ciò che riguardava Lauren Grace, la persona – chissà se davvero si chiama così – dietro al progetto Copperplate. La musica, però, resta: oggi gli album continuano ad avere oltre duecentocinquantamila ascoltatori mensili su Spotify pur essendo shoegaze/dream pop realizzato attraverso l’intelligenza artificiale. Di Copperplate avevo selezionato un suo pezzo all’inizio dell’anno per la playlist Shoegaze 2025. Non era niente male, pur rientrando in un ambito dream pop da cameretta piuttosto standardizzato. Avevo ascoltato altri singoli nei mesi precedenti, ma non mi avevano impressionato. Devo ammettere che, comunque, c’ero cascato pure io, benché, a mia parziale discolpa, non ero ancora consapevole della portata del fenomeno AI nello shoegaze.
Il modus operandi
Infatti, soltanto nel marzo 2025 ho scritto un articolo sul problema, insospettito da alcuni progetti dalle caratteristiche anomale. C’è un modus operandi ricorrente tra queste finte band: una produzione numericamente esagerata (un album al mese), assenza dai social network o comunque un loro utilizzo sporadico e nebuloso, biografia mancante o ridotta ai minimi termini, nessuna foto dei musicisti (o immagini palesemente realizzate con l’AI). Il caso Copperplate, però, è diverso.

Lauren Grace, o chi per lei, in effetti pubblica tra agosto 2024 e aprile 2025 sei dischi. E a mano a mano che i sospetti si addensano, Lauren, o chi per lei, smentisce di usare l’AI. C’è gente che sostiene di aver scambiato messaggi con Grace, il che è un ottimo modo per dimostrare (si fa per dire) che, effettivamente, c’è qualcuno in carne e ossa dietro queste canzoni. In parallelo, Copperplate inizia a costruire una narrazione manipolatoria che rende, se possibile, le composizioni ancora più emozionali ed empatiche, quindi vendibili. Un brano viene dedicato a un certo Aaron, forse il fratello: sembra il ricordo commosso di qualcuno che non c’è più.

Copperplate è un enigma figlio di questi tempi matti in cui la post verità è diventata status quo (ad altri livelli, Trump, Putin e Netanyahu ne sono l’esempio più clamoroso): chi se ne frega del reale, ciò che conta è lo storytelling tarato sul pubblico di riferimento. E dunque la storia di Aaron pare solo una bugia utile a dare credibilità a una bugia più grande (la stessa esistenza di Copperplate), contribuendo a rafforzare stream e vendite.

La colpa è anche nostra
Solo a luglio 2025 Lauren ammette che l’intera faccenda è fasulla. Copperplate non esiste (e neppure Aaron, si può concludere). Ma anche in questo caso, sembra più un’ennesima strategia di marketing che un atto di onestà intellettuale. La sua bio ora è questa. E pone ulteriori problemi.

Intanto, la confessione è giunta troppo tardi: la spericolata operazione imprenditoriale – perché questo è: massimizzare i profitti azzerando le spese – sarebbe fallita prima ancora di cominciare se Grace avesse messo subito le carte in tavola. Adesso, invece, è come se Copperplate avesse normalizzato l’anormale – la famosa post verità che diventa status quo – e dunque noi continuiamo ad ascoltare questa roba, tant’è che il 25 agosto 2025 Copperplate ha pubblicato due nuove canzoni. Poi va sottolineato quel «please support artists…» che è una forma pelosa di solidarietà non richiesta, dato che gli album continuano a essere disponibili e raggiungono numeri che, per dire, gli ottimi Laveda si sognano, pur facendo una musica nettamente migliore. Qui, forse, c’è il cuore del problema. Mi tocca ripetere ciò che avevo scritto solo pochi mesi fa. È l’ascolto di oggi che è pigro, omologato e disincentivato alla sfida: tracce sempre più brevi, canzoni sempre più lineari, generi sempre più rigidi. Si capisce quindi chi potrebbe prevalere tra un gruppo imperfetto secondo i canoni attuali (ma sorprendente nelle idee, nell’intensità e nell’emozione) e un software che sa creare esattamente ciò che vuole l’algoritmo. E poiché l’algoritmo non è programmato per sorprendere l’utente, ma per accontentarlo, noi ci accontentiamo: non è nemmeno male questo brano.
Il 18% è frutto di AI
Il punto più delicato riguarda le piattaforme: nessuna, finora, segnala come AI la musica di Copperplate, neanche Deezer che ha annunciato un sistema di etichettatura dei contenuti realizzati con l’intelligenza artificiale. Secondo Deezer, peraltro, il 18% delle tracce caricate ogni giorno è frutto di AI. È probabile da qui alla fine dell’anno quella percentuale possa raddoppiare. Le conseguenze sulle retribuzioni e sulla sostenibilità economica del mercato discografico indipendente rischiano di essere molto pesanti. Le conseguenze sui nostri ascolti: incalcolabili.
