Com’è la tua estate? Preferisci la spiaggia o la montagna? Il museo alle 11 o la birretta a mezzogiorno? Le infradito agili o le scarpe chiuse comode? I tormentoni alla radio o i podcast di cronaca nera? La raffica di Calciomercato – L’originale o la maratona Shameless? La pasta con i tenerumi o il gelato al pistacchio? Jannik Sinner o Carlos Alcaraz? Ma soprattutto: lo shoegaze o il dream pop?
No Joy, Bugland
La canadese Jasamine White-Gluz va dritta per la sua strada, cercando spigoli da travolgere anziché curve da accarezzare. Non vuole compromessi, insomma. Bugland, il nuovo album del progetto No Joy, è come se fosse tre dischi che suonano contemporaneamente: uno dream pop, uno metal, uno electro anni Novanta (l’ottima title track, in questo senso, è un manifesto). Nonostante l’effetto sembri a tratti eccessivo, in realtà alla fine tutto risulta esatto fino all’ultimo riff.
Welcome Strawberry, Desperate flower
«Il profumo è la forma d’arte più sottovalutata: rimane in gran parte impigliata nelle emozioni, nell’umore e nella memoria». Sono le uniche parole che su Bandcamp accompagnano l’uscita di questo disco dei californiani Welcome Strawberry: facciamocele bastare. E dunque ascoltiamo, anzi respiriamo un disco che profuma, per l’appunto, di jangle pop, di Ride, di Candy Claws, di chitarre squillanti, di melodie ampie e di estati solitarie in spiagge affollate.
She’s Green, Chrysalis
Dal Minnesota, gli She’s Green hanno suoni eterei ed evoluzioni imprevedibili. Hanno perfezionato una formula precisa che alterna fuoco e quiete e che trova in Figurines la propria configurazione definitiva, un cantautorato dream pop in cui, a un certo punto, irrompe tutto: chitarre, distorsioni, potenza, crescendo, emotività, rumori, ancora chitarre, ancora potenza, ancora rumori, ancora emotività.
Torre Di Fine, Ep2
Ci sono sentimenti che non hanno un nome, ma un suono preciso: quello dello shoegaze, dei Whirr, delle voci nascoste, delle chitarre strabordanti. Riecco i veneziani Torre Di Fine, riecco il nostro frastuono preferito. È una musica totale che non ha mezze misure: chiudi tutto, apri tutto, non serve altro, stop. In queste armonie selvagge di rock spesso ed esagerato c’è un tumulto emozionale che è la classica carezza in un pugno: fa male proprio perché ti consola.
