Questa settimana Shoegaze Blog presenta una band che sa raccontare uno stato d’animo condiviso. Premi play.
Yora Yora, Cesare (dorme)
Il mio gatto nero viene da un gattile di Milano, Mondo Gatto, dove è stato salvato nel 2021 da un ascesso alla coda. I volontari lo hanno trovato solo, sperduto e sofferente, schiacciato dal dolore. Maki (l’hanno chiamato così in gattile) è finito in ottime mani: a Mondo Gatto, un luogo pieno di attenzioni per questi mici sfortunati, è stato curato, nutrito e coccolato. Dopo che io e mia moglie lo abbiamo accolto in casa, età apparente due anni, il suo nome è diventato Mogwai, anche se nel tempo si è trasformato in Mog, Moggy, Mogghino, Mogghettown, Francobboschi, Banano, Bananide, Supremo Re, Dottor Re, Simone, Dottor Budino. È un gatto tenero e introverso, praticamente uno shoegazer, però anche molto chiacchierone e giocherellone. Di fatto è un patatone ma con i suoi tempi, ha un palato sin troppo esigente, viene sempre in mio soccorso quando mi chiudo in bagno e scappa a gambe levate quando sente il campanello di casa. Chiedo scusa per la digressione, ma il nuovo singolo degli Yora Yora mi ha un po’ spinto in questa direzione. Cesare (dorme) è una canzone che racconta per l’appunto di un gatto di nome Cesare che bazzicava nella sala prove della band e che è stato «una delle nostre fonti d’ispirazione», spiegano i ragazzi. Questo micio non c’è più e dunque in suo onore gli Yora Yora pubblicano una canzone cantata in italiano (loro solitamente optano per soluzioni strumentali), un tributo a Cesare che trova una concretezza sonica in due minuti intensissimi e assordanti di grida emocore, sussurri gaze e crescendo alla 65daysofstatic. «Cesare è tutto e niente, Cesare è innocente, Cesare non è un serpente, fa le fusa alla gente», si sente alla fine del brano e come si fa a non immedesimarsi in queste parole. Alziamo allora il volume, dedichiamo un pensiero a Cesare e rendiamo le sue fusa un bellissimo segnale d’amore.
