Questa settimana la proposta verte su due progetti con un approccio dream pop abbastanza simile nella forma e nella sostanza: riverberi, chitarre, emotività. Sinceramente non c’è modo migliore per affrontare il flusso spietato e alienante del lunedì, un giorno che manca sempre di magia e che invece noi vogliamo trasformare in bellezza.
Lone Aires, Delirious
Lone Aires è un artista con radici portoghesi e tedesche che ama il dream pop e la malinconia. «Can you see how I am wasting all my thoughts on things I won’t remember», canta proprio all’inizio di Delirious ed è difficile non immedesimarsi in certe sensazioni che non hanno un nome ma che lasciano cicatrici ben tangibili. Le chitarre sono squillanti, il riverbero sommerge e la voce sottile, quasi trasparente dell’artista sembra tracciare un itinerario nell’aria intorno: lasciati guidare.
Park Praga, Union
«Non lo faccio più per divertimento», si legge nella mini biografia sul suo profilo Groover. È una dichiarazione ambigua: rassegnazione o determinazione? Forse entrambe le cose e questa tensione emozionale permea in maniera decisiva la musica dell’artista statunitense Park Praga. Impatience è il brano più convincente dell’ep Union, che è un condensato di malinconia e intensità: la vocalità ombrosa e decadente alla Cigarettes After Sex è intrecciata a chitarre lancinanti che oscillano tra la dolce ferocia dei My Bloody Valentine e la densità sonora dei Belong. Il risultato è una colonna sonora – a tratti rarefatta, a tratti assordante – per sogni che si perdono all’infinito, intrappolati in una gabbia un po’ claustrofobica di riverberi.
