Lunedì shoegaze. Quanto manca a Natale?

shinyhunt

Quanto manca a Natale? Davvero non vediamo l’ora che arrivi? Ecco, queste domande troveranno una risposta molto esauriente e molto orecchiabile tra qualche giorno. Intanto, però, ecco tre uscite che sicuramente scandiranno nel modo più opportuno il conto alla rovescia verso il 25 dicembre.

Can D, Useless

Il nuovo singolo posiziona i Can D in uno sweet spot tra i primi due brani, On my own e Do I terrify (tradotto: nebbia e fuoco). L’arpeggio di Useless e la sua vocalità tenue e lynchiana rappresentano un welcome back tarato sul batticuore di chi reagisce con necessaria e forse doverosa malinconia alla gioia imposta da questa frenesia natalizia. È un pezzo slowcore da manuale – empatia, oscurità – che starebbe molto bene tra le canzoni del disco dei Clinic Stars. Poi c’è lo strappo chitarristico a metà corsa – straziante, perfetto – e vorresti che tutta questa malinconia non finisse più. Definirli i Beach House italiani comincia a non essere più tanto un azzardo.

Painted Vein, Dripping only black

Il brano iniziale, Lay down, con quell’incedere cadenzato in stile DIIV ultima maniera e una pressione sonora sul punto di esplodere, è un bel biglietto da visita per Dripping only black, lo scurissimo album di Painted Vein, progetto musicale del veneziano (ma residente negli Stati Uniti) Andrea Fox Volpato, già con New Candys. È un disco che di per sé è proiettato a essere suonato dal vivo, un cantautorato grungegaze dotato di robuste distorsioni e costanti inquietudini. Sarà che la cover di Something in the way dei Nirvana mi porta dritto dalle parti di Seattle, ma in un pezzo come Hey man mi sembra di sentire gli Alice In Chains del cane a tre zampe in versione shoegaze. Ottimo, dunque.

Shinyhunt, Sea – Salt ice cream

Il duo danese canta di solitudine e del suo opposto, lo stare in compagnia. Ma anche del sentirsi adolescenti a un passo dalla giovinezza: la sintesi di questi sentimenti contrastanti avviene attraverso un suono dream pop con una certa croccantezza indie rock. È un album abbastanza di confine, non del tutto affine allo shoegaze, ma neppure totalmente estraneo a certi richiami emozionali. La nostra scena ormai è sempre più ibrida e in costante mutazione e gli Shinyhunt sono deliziosi, anzi imperdibili.