Venerdì italogaze. Viva l’Italia, l’Italia che resiste

Ultranøia

A giudicare dalle classifiche e dalle playlist, pare che in Italia non ci sia altro che musica trasgressiva ma in maniera reazionaria, popstar che pensano di essere il futuro ma che in realtà sono il solito triste presente, sovranismo pop che sta uniformando i festival: abbattere gli steccati tra indie e major – in sé azione meritoria – non solo non ha innalzato la qualità media del mainstream, ma ha pure abbassato il livello della scena indipendente. E allora viva l’Italia che resiste, quella che suona senza buttare un occhio agli algoritmi, alla viralità, al tutto esaurito. Viva l’Italia di questi quattro progetti.

Ultranøia, Astratta

Se nel 2017, quando cioè il vostro amichevole Shoegaze Blog di quartiere ha iniziato il suo racconto, si parlava di italogaze – un termine che è stato coniato all’estero ma che da noi non ha mai davvero attecchito, chissà perché – adesso forse si deve trovare un altra parola per racchiudere il fermento, la passione, i fuzz e i riverberi di una nuova ondata shoegaze che coinvolge musiciste e musicisti giovani e meno giovani. Le quattro canzoni di Astratta vanno dallo spleen rock dei Verdena (omaggiati sin dal nome della band) allo sprofondo gaze dei Nothing, il tutto cantato in italiano. Gli Ultranøia, da Cassino, Frosinone, sono la risposta affermativa alle uniche domande che ci interessano: sono bravi? Sono sinceri? Sono talentuosi?

Alfonso Cheng, Tutti i tuoi guai sanno di addio

Non farti ingannare da quel coro iniziale, che potrebbe spingerti a fermare la riproduzione troppo presto. Sarebbe un peccato, perché Alfonso Cheng è uno che sa il fatto suo e infatti Tutti i tuoi guai sanno di addio – contenuto nell’album Finferland – è un bel brano, molto fresco e ultra cantabile, quasi una versione gen-z oriented e post punk del meraviglioso Artemoltobuffa (chi se lo ricorda?). Il testo, va detto, a tratti è un po’ meh («Le tue tette sono come l’amarena che sta sulle zeppole di San Giuseppe»), ma musicalmente non c’è proprio nulla di sbagliato.

swan•seas, Songs in the key of blue

Ci siamo occupati per primi della band di Corrado Angelini, ex Nostalgics, e quindi c’è molto affetto per questo gruppo milanese il cui primo album, Songs in the key of blue, ha una splendida caratteristica: sembra di ascoltare gli Stone Roses e i Drop Nineteens che suonano contemporaneamente, gli uni di fronte agli altri. E noi in mezzo, a ballare seguendo il flusso, le emozioni, i sospiri, le malinconie. La sincerità, per Shoegaze Blog, viene sempre prima di tutto e queste canzoni sono più che sincere: sono vita vera.

Saint Mary Candy, Saint Mary Candy

Da Palermo, quella dei Saint Mary Candy sembra una romantica e stilosa band freak-chic che è psichdelia pura solo a guardarla nelle foto. Se si preme play, poi, la psichedelia si fonde con il dream pop e diventa una sequenza costante di suoni liquidi e arrangiamenti fluidi, in cui filtra qualcosina dei Ride di una volta: molto bella la seconda traccia del disco d’esordio, SinKing, il bigger splash emozionale di un gruppo che dal vivo mi immagino sensuale, cosmico, totale.