Trent’anni fa la canzone che amavo di più era Make it right now, un brano di Aladino che segnò la mia estate ’93 ma che all’epoca venne schiacciato mediaticamente da What is love di Haddaway (andò meglio con il singolo successivo, Brothers in the space, i cui dislivelli armonici tra strofa e ritornello rappresentano per me la matrice di una formula che mi sta particolarmente cara). Quello di Aladino era un pezzo clamoroso – vocalità concitata e sintetizzatori riempi pista – ben incanalato nel flusso dance commerciale che all’epoca monopolizzava la programmazione del Deejay Time, le compilation mixate da Molella della serie Hits on five e le mie lunghe giornate con le cuffie incollate in testa. Ricordo che la ballavo alle feste di compleanno come potrebbe ballarla un dodicenne che conosce la vita solo attraverso i telefilm pomeridiani di Italia 1: un ragazzino negato per la socialità che si consegna con la sua ingenua allegria alle prese per il culo dei coetanei. Chissà, probabilmente quell’anno avrei dovuto ascoltare i Drop Nineteens.
Drop Nineteens, Hard light
Trent’anni dopo, i Drop Nineteens tornano con un nuovissimo album che è qualcosa di diverso da un back to the roots, perché se è vero che certi pezzi riprendono il discorso dai capitoli principali della precedente saga (Scapa flow ha la stessa intensità metropolitana di Winona, con un pizzico di irruenza in meno), per il resto si percepisce molto chiaramente una certa euforia indie rock che è più una ripartenza che una reiterazione nostalgica. L’aver composto i brani con un’accordatura modificata in drop C sharp (in pratica, più abbassata del normale) spinge la band sia verso distorsioni dritte (The price was high) che verso suoni più obliqui e di rigida ortodossia shoegaze (Gal). Manca forse una tempesta perfetta in stile Kick the tragedy, ma è comunque un ritorno che ci voleva davvero, sperando che non finisca qui.
Hotline Tnt, Cartwheel
Lo shoegaze secondo la generazione z (e le ultime propaggini dei millennial) ha una formula che ormai sta acquisendo una certa riconoscibilità: emo + indie rock + riverberi vari + 9 piani di distorsioni + 12 sfumature di scazzi esistenziali. Gli statunitensi Hotline Tnt sono tra coloro che innalzano questo giochino in qualcosa di estremamente coinvolgente, rotondo, definito. E poi come si fa a non sentirsi a casa quando si sentono parole come queste («Feeling counterfeit,
just a bit, on your usual shit») in mezzo a chitarroni che cadono a martello sul rullante?
Inframell0w, Infinity bliss
E poi c’è Tommaso La Rocca, ovvero Inframell0w, un cantautore che si inserisce in pieno nel filone del rumorismo da cameretta, quello bazzicato da gente come Kraus e Animal Ghosts, in cui ogni sussurro si trasforma in uragano. Da sempre Shoegaze Blog tiene d’occhio questo artista, che continua a mostrare una crescita e una consapevolezza notevoli. Adesso è il momento che chiunque si unisca a questa festa bellissima e introversa rappresentata da Infinity bliss, ovvero lo shoegaze come dio comanda.
