ShoeGaza Preview: Brina. Shoegaze contro il genocidio

L’esercito israeliano ha appena deciso di radere definitivamente al suolo Gaza: sono ore tragiche. Il senso di impotenza è comune. Ecco perché ogni azione, anche la più piccola, conta. Sabato 27 settembre 2025 all’Arci Bellezza di Milano ci sarà ShoeGaza, serata in cui lo shoegaze italiano si schiera contro il genocidio a Gaza. Le prevendite stanno andando molto bene: i biglietti li compri su Dice e i proventi, tolte le spese vive, andranno a Medici Senza Frontiere, organizzazione internazionale che da anni opera in prima linea per fornire assistenza medica nei territori più colpiti dalla guerra. Tra le quattro band che parteciperanno – la cui disponibilità è un bellissimo e non scontato regalo – ci sono i Brina. Il loro ep Mormorio d’ombra è la somma esatta di shoegaze, emo e grunge, ma dal vivo la matematica va a farsi benedire, perché alla fine è una musica per gole bruciate e pugni in aria. Buttati con noi in questo fracasso.

«Un nostro concerto – racconta Roberto, basso e voce – è una performance che cambia a seconda del posto in cui ci troviamo. Nessuna esibizione è uguale alle altre. I live riescono bene se dall’altra parte si comprende il meccanismo del gruppo, che ci porta a essere presenti in ciò che facciamo». Una condivisione di emozioni e di intenti, insomma. «Veniamo da tre background diversi – prosegue – perché Giacomo, il batterista, si è formato al conservatorio, invece io e Simone siamo autodidatti, ma lui suona solo la chitarra ed è il nostro esperto di shoegaze, mentre io oltre al basso faccio molta produzione elettronica. Dunque abbiamo un approccio differente. Le canzoni quando le suoniamo dal vivo hanno sempre un elemento x che cambia tutto. Questo ci fa vivere in maniera intensa il momento».

Partecipare a ShoeGaza per i Brina è una questione che dice molto della loro attitudine musicale e umana. «È un’iniziativa – spiega Roberto – in linea con le nostre idee. Negli anni abbiamo suonato in centri sociali e ci siamo interrogati su faccende complesse, ecco perché dico che dovrebbe essere banale schierarsi contro un genocidio. Quando ci è arrivata la proposta di ShoeGaza abbiamo pensato che fosse proprio la cosa giusta per noi: è uno spazio in cui ci incastriamo perfettamente. Non siamo una band che ha testi politici, parliamo più di esperienze personali ed emotive, ma tematiche come per esempio ciò che sta accadendo a Gaza non ci sono estranee». Non dovrebbero essere estranee a chiunque sia in possesso del minimo indispensabile: un cuore che batte.