La playlist Shoegaze 2025 e gli investimenti in tecnologie militari di Daniel Ek (Spotify)

Shinyhunt

Il finanziamento di 600 milioni di euro dell’amministratore delegato di Spotify Daniel Ek – attraverso il fondo di investimenti Prima Materiain favore della startup di tecnologie militari Helsing costituisce un problema etico rilevante. Possiamo continuare a usare una piattaforma che indirettamente contribuisce a un business non in linea con lo spirito della nostra musica preferita? I Deerhoof e, in Italia, Auroro Borealo hanno preso una decisione coraggiosa: togliere le proprie canzoni da Spotify. Ovvero dall’unica vetrina della musica contemporanea, piaccia o no. Per capire di cosa si sta parlando: artisti come Neil Young, Joni Mitchell, Taylor Swift e Thom Yorke avevano rimosso la loro discografia, salvo poi tornare su Spotify qualche anno dopo. È davvero difficile rinunciarci.

La faccenda è più ampia di quello che sembri, perché sono tante le Big Tech con interessi in ambito militare: Google ha eliminato il divieto di utilizzare la propria intelligenza artificiale per scopi bellici (stessa scelta effettuata in precedenza da OpenAi, ovvero ChatGPT), mentre Anthropic vende il suo modello Claude a contractor militari e Microsoft è partner della Difesa statunitense. Lo scenario insomma è lo specchio dei tempi e non c’è una scelta facile. La playlist Shoegaze 2025, con le migliori canzoni shoegaze e dream pop dell’anno (finora), è presente sia su Spotify che su Apple Music. Sono indeciso se continuare ad aggiornare questa raccolta, è una riflessione che farò durante l’estate. Nel frattempo, ecco le novità: Shinyhunt (copertina), Greet Death, Wavepool, Just Mustard, Dottie, Charming, Nuclear Daisies, Sunsick Daisies, Tummyache, Subsonic Eye, Whitelands, Bridge Dog, The Haunted Youth, Salvana. Non è, ovviamente, una classifica.

  1. Shinyhunt, Daughter. Essere una figlia e immaginarsi madre; l’amore innanzitutto; tra shoegaze e indie pop.
  2. Greet Death, Die in love. Perché esattamente ci sentiamo tutti così strani; chitarre come si deve; i top di gamma del nuovo shoegaze.
  3. Wavepool, Tiny cowboy. La vita è dura quindi siate gentili; nostalgia da tardo pomeriggio; la giusta connessione emotiva.
  4. Just Mustard, Pollyanna. Un gran bel ritorno; un tunnel sonico da cui nessuno ha voglia di uscire; rumorismo dolce.
  5. Dottie, Pure. Shoegaze alla moviola; bassa fedeltà e alta emozionalità; tuffarsi dentro un suono cupo ma splendente.
  6. Charming, Waste collector. Ancora bassa fedeltà e grandi emozioni; come una radiolina che suona indie rock direttamente dagli anni belli della tua giovinezza; vocalità semplice ed efficace.
  7. Camp Blu feat. Mogy, Bedtrot. Un singolo ultranichilista e bellissimo; Leopardi al confronto è il mago Forest; post punk introverso.
  8. Glazyhaze, Nirvana. Non sbagliano un singolo che sia uno; titolo ammiccante; dream pop di alta qualità.
  9. KennyHoopla, Ashes to ashes//. Zoomergaze; quelle melodie che diventano tue in un secondo; chitarre sparate al massimo.
  10. Six Impossible Things, Eight and a half. Dream pop astratto e siderale; inquietudini che non puoi ignorare; notte insonne.
  11. Winter, Just like a flower. Il mondo come un poema temporaneamente vero; indie rock dritto come un’autostrada americana; l’amore dura davvero per sempre?
  12. Amulets feat. Midwife, Lifelike. Un vortice che ti trascina giù; voci lontane come un ricordo in dissolvenza; crescendo.
  13. Maquillage, Moon. Il suono di un sogno in slow motion; dream pop e synth pop; però sulla luna ci siamo stati davvero.
  14. Always Other, Tangerine. Una band descritta come “shoegaze for crowd-killing and crying”; indie pop come si deve; melodia super emozionale.
  15. Alien Boy, Bleeding in yr pocket. Un brano che è praticamente un inno; chitarre ottime e abbondanti; quando ci sono troppe cose da dire a qualcuno.
  16. Thistle, It’s nice to see you, stranger. Drop Nineteens; le amicizie passano; suona quella chitarra e non pensare a nient’altro.
  17. Lazy Legs, Witness. Slowcore; distorsioni talmente dense da essere imperforabili; canticchiare sottovoce.
  18. Honey I’m Home, Wishful thinking. Ripartire dopo che la tua sala prove è andata a fuoco; shoegaze e ottimismo non è un ossimoro; melodie malinconiche ma anche piene di speranza.
  19. Glare, Kiss the sun. Un sussurro che scivola nel caos; heavy shoegaze; l’ultimo saluto è un dolore inderogabile.
  20. Glixen, Shut me down. Questa band picchia di brutto; batteria in formato kaboom; assordante pure se selezioni l’opzione “muto”.
  21. Nuclear Daisies, Infinite joy. La depressione è una forza oscura; ma la musica è al tuo fianco; un rave per shoegazer.
  22. Sunsick Daisy, Hideaway. Un suono classico e dunque perfetto; un romanticismo nascosto nella nostra piccola quotidianità; ritrovarsi nel pop fatto bene.
  23. Tummyache, Happy birthday. PJ Harvey; per il pogo da questa parte; ritornello che manda il palco sottosopra.
  24. Swayglow, Jasmine. Atmosfera oscura; downtempo; psichedelia carica di groove.
  25. Postcards, Colorblind. Vivere e suonare dream pop in Libano; trasformare il rock in un suono trascendentale; Jazzmaster.
  26. Ain’t, Pirouette. Loro dicono “tra nostalgia e ingenuità”; noi diciamo idee chiare e melodie azzeccate; abbiamo anche detto che amiamo gli anni Novanta?
  27. Feeble Little Horse, This is real. Quella distorsione ❤️; togliere la rabbia dal petto; finale ultrapop.
  28. Casino Hearts, Worst that could happen. Il peggio che poteva succedere è successo; armonie circolari; suona come se venisse fuori da una vecchia musicassetta, cioè benissimo.
  29. Bnny, Love trap. Rock alternativo; risvegliarsi dopo una notte particolare; quando leggi i messaggi vecchi e non impari niente.
  30. The Lovelines, Slow high. Carillon dream pop che suona in penombra; fratello e sorella; minimalismo.
  31. Vera SlöRêverie. Vocali accentate e dove trovarle; Verdena + Nothing; il vibrato è il nostro termometro emozionale.
  32. Bleary Eyed, Heaven year. Giro di chitarra azzeccatissimo; non sottovalutate la tastiera; shoegaze grunge come dio comanda.
  33. Fir Cone Children, Your voice. Post punk/gaze ad alta velocità; la gioia di essere vivi; i primi segni di stanchezza del mondo di chi è nel pieno dell’adolescenza.
  34. Il Ragazzo Del Novantanove, DSM. La verità in una chat notturna; cantautorato post rock; anche i silenzi parlano.
  35. Sea Lemon, Stay. Resta ancora un po’ con me; dream pop con quel grammo di leggerezza; basta un solo ascolto.
  36. Subsonic Eye, Why am I here. Una dedica all’introspezione; jangle pop; e se ti metti a saltare è tutto ok.
  37. Momma, I want you (fever). Lasciala e mettiti con me; siamo al centro dei discorsi di tutti; se le relazioni fossero un brano indie rock.
  38. Whitelands, Heat of the summer. L’estate non è esattamente la mia stagione preferita; ma i Whitelands la rendono gradevole; dream pop vecchia scuola.
  39. Yndling, As fast as I can. Quello che si definisce super singolo; pop sognante per gente raffinata; quel synth è una chicca.
  40. Bed, Throat. Bowery Electric; bel modernariato indie pop; bedroom music nel vero senso del termine.
  41. Maria Somerville, Projections. Passo lento; le proiezioni di te nella mia testa; suoni onirici alle porte della veglia.
  42. Red Tuesdays, Na na na na. Un titolo che sembra un brano di Vasco Rossi; noise pop alla maniera dei Magnetic Fields; la canticchierai anche tu.
  43. Heavy Wild, Wasteland. Bassa fedeltà per alta intensità; un party selvaggio e divertente per esorcizzare l’età adulta; chissà com’è suonata dal vivo.
  44. Como Como, L’amour toujours. I Modjo in versione dream pop; una perfetta orecchiabilità; non vergognamoci di ballare insieme.
  45. Bridge Dog, Standard issue. Qualcosa dei Lush e degli Alvvays; indie pop in stile anni Duemila; il loro standard è molto alto.
  46. Scoreboard, Ropey rampage. Il dream pop che aspettavi; suoni in crescendo; struggimento.
  47. Swervedriver, Pack yr vision. Sgambetti ritmici; non deludono mai; gli altri prendano appunti.
  48. Cigarettes For Breakfast, Glue. Stop & go; un sussurro rumoroso; se alzi troppo salta il tetto di casa tua.
  49. Mogwai, Fanzine made of flash. Ancora anni Novanta; il singolone che non manca mai; non vedo l’ora di ascoltarlo dal vivo.
  50. Tvfuzz, Generic coffee. Trova un’accoppiata migliore di quella composta da Jaguar + vibrato; shoegaze come dio comanda; il fuzz il nostro credo.
  51. Terraplana, Charlie. La furia e la quiete; voci a pelo d’acqua; shoegaze d’impatto.
  52. Concourse, Sins. Tecnicamente 2024 ma era il 28 dicembre quindi per noi è ok nella playlist; quella nota di basso nel ritornello è deliziosa; gaze croccante.
  53. 9million, When the kissing had to stop. Certi amori non finiscono; punk per gente romantica; chitarre gaze che aumentano di spessore.
  54. SOM, The light. Fracasso + delicatezza; lead iconico; classico istantaneo.
  55. Venturing, Play my guitar. Odio stare da sola; penso che te ne andrai; ti insegnerò a suonare la chitarra.
  56. Cosmetic, Rosa & antrace. Chitarroni e chitarrine; cantautorato shoegaze; il basso detta legge.
  57. The Haunted Youth, Emo song. Una canzone non solo emo; forse sono solo più vecchio e stanco; riverberi generosi.
  58. La Lune, Quiet considerations. Ultra chitarroni; Smashing Pumpkins; se non alzi il volume godi solo a metà.
  59. My Raining Stars, For good. La Creation Records ha seminato bene; una primavera piovosa; chitarre squillanti.
  60. Count The Clock, Leannie, Here comes the end. Melodia folk su base dream pop; un arrangiamento familiare; viva l’autunno abbasso la primavera.
  61. Edless, First try. Cinque minuti di grande dream pop; gli algoritmi lo odieranno; ma noi lo ameremo ancora di più.
  62. The Midnight Greetings, Fishnet. Shoegaze a bassissima fedeltà; ma ad altissima emotività; pieni e vuoti si alternano.
  63. Meatware, Even. Epicità & malinconia; gli Interpol apprezzerebbero; riverberoni come piace a noi.
  64. Mariin K, Free Alice. Il testo inizia con “fuck”; quando vedo il tuo volto so che ne vale la pena; melodie morbide.
  65. Marina Yozora, Daffodils. Biografia cosmopolita; ritmi elettronici dal tocco artigianale; chiudi gli occhi e segui il flusso.
  66. Chiaroscuro, Piombo. La nuova ondata italogaze; Space Echo e distorsioni; la grammatica sonora della gen z.
  67. Blankenberge, Together. Chitarre come carta vetrata sul cuore; voci sospese nel riverbero; qualcuno sa che pedali usano?
  68. She’s Green, Graze. Lo start è dalle parti del dream pop dei primi Slowdive; poi cambia radicalmente; effetto sorpresa.
  69. Snowcuffs, Uptown. Spirito indie rock; Converse e delay; finale potentissimo.
  70. Rocket Rules, The weight. Una ninna nanna in overdrive; dream pop ortodosso; il risveglio può attendere.
  71. Erin Street, Our bodies need to be fought out. Beach House con meno elemento onirico; prime ore del mattino; quanti pensieri ancora.
  72. Biatlón, Evergreen. Sarah Records; C86; gli ingredienti giusti per un brano delizioso.
  73. Darko’s Aufhebung, Euler fucked my life. Un cortocircuito tra Radio Dept. e Julie; giovani che fanno un meraviglioso casino; avessi ancora vent’anni.
  74. Pia Fraus, Across the street. Le stagioni cambiano ma i Pia Fraus restano; un pezzo teso ed elettrico; riff di chitarra affilati.
  75. Niights, Statelines. Nostalgia e modernità nello stesso pezzo; arrangiamento dinamico; la definizione esatta di noise pop.
  76. Silk, Faze. Una soglia sonora a metà tra veglia e sonno; voci due piani sotto il mix; chitarre come dio comanda.
  77. The Foxgloves, Her silent ways. Folk sotto forma di dream pop; come un pomeriggio piovoso di novembre; o una notte piena di rimpianti.
  78. Badvril, Away. Gli anni Novanta non passano mai di moda; melodia nostalgica; suono poderoso.
  79. Graveyard Club, Ur baby. Un singolo perfetto per le serate belle dell’indie pop degli anni Zero; nichilismo orecchiabile; solitudini in mezzo alla folla.
  80. Salvana, Desierta. Chitarre come lame; una canzone che è come una risacca; si infrange e si ritira.