Nuovo appuntamento con la playlist Spotify Shoegaze 2025, con le migliori canzoni shoegaze e dream pop dell’anno (finora). Tante nuove entrate anche stavolta: Thistle. (copertina), Lazy Legs, Honey I’m Home, Glare, Glixen, Lovelines, Vera Slö, Bleary Eyed, Fir Cone Children, Il Ragazzo Del Novantanove, Maria Somerville, Red Tuesdays, Heavy Wild, georgia, georgia, Nochepolar, La Lune, Ghosts Of Cinema, My Raining Stars, Murmure, Count The Clock. Come sempre, non è una classifica. Ascolta, supporta, condividi.
- Thistle, It’s nice to see you, stranger. Drop Nineteens; le amicizie passano; suona quella chitarra e non pensare a nient’altro.
- Lazy Legs, Witness. Slowcore; distorsioni talmente dense da essere imperforabili; canticchiare sottovoce.
- Honey I’m Home, Wishful thinking. Ripartire dopo che la tua sala prove è andata a fuoco; shoegaze e ottimismo non è un ossimoro; melodie malinconiche ma anche piene di speranza.
- Glare, Kiss the sun. Un sussurro che scivola nel caos; heavy shoegaze; l’ultimo saluto è un dolore inderogabile.
- Glixen, Shut me down. Questa band picchia di brutto; batteria in formato kaboom; assordante pure se selezioni l’opzione “muto”.
- Postcards, Colorblind. Vivere e suonare dream pop in Libano; trasformare il rock in un suono trascendentale; Jazzmaster.
- Ain’t, Pirouette. Loro dicono “tra nostalgia e ingenuità”; noi diciamo idee chiare e melodie azzeccate; l’abbiamo detto che amiamo gli anni Novanta?
- Feeble Little Horse, This is real. Quella distorsione ❤️; togliere la rabbia dal petto; finale ultrapop.
- Casino Hearts, Worst that could happen. Il peggio che poteva succedere è successo; armonie circolari; suona come se venisse fuori da una vecchia musicassetta, cioè benissimo.
- Bnny, Love trap. Rock alternativo; risvegliarsi dopo una notte particolare; quando leggi i messaggi vecchi e non impari niente.
- The Lovelines, Slow high. Carillon dream pop che suona in penombra; fratello e sorella; minimalismo.
- Vera Slö, Rêverie. Vocali accentate e dove trovarle; Verdena + Nothing; il vibrato è il nostro termometro emozionale.
- Bleary Eyed, Heaven year. Giro di chitarra azzeccatissimo; non sottovalutate la tastiera; shoegaze grunge come dio comanda.
- Fir Cone Children, Your voice. Post punk/gaze ad alta velocità; la gioia di essere vivi; i primi segni di stanchezza del mondo di chi è nel pieno dell’adolescenza.
- Il Ragazzo Del Novantanove, DSM. La verità in una chat notturna; cantautorato post rock; anche i silenzi parlano.
- Sea Lemon, Stay. Resta ancora un po’ con me; dream pop con quel grammo di leggerezza; basta un solo ascolto.
- Maquillage, Are you safe? Non sentirsi mai in salvo; voci magnetiche; strumenti che implodono ed esplodono.
- Momma, I want you (fever). Lasciala e mettiti con me; siamo al centro dei discorsi di tutti; se le relazioni fossero un brano indie rock.
- Yndling, As fast as I can. Quello che si definisce super singolo; pop sognante per gente raffinata; quel synth è una chicca.
- Bed, Throat. Bowery Electric; bel modernariato indie pop; bedroom music nel vero senso del termine.
- Maria Somerville, Projections. Passo lento; le proiezioni di te nella mia testa; suoni onirici alle porte della veglia.
- Red Tuesdays, Na na na na. Un titolo che sembra un brano di Vasco Rossi; noise pop alla maniera dei Magnetic Fields; la canticchierai anche tu.
- Heavy Wild, Wasteland. Bassa fedeltà per alta intensità; un party selvaggio e divertente per esorcizzare l’età adulta; chissà com’è suonata dal vivo.
- georgia, georgia, Oblivious. La vulnerabilità diventa un sentimento cantabile; songwriting dream pop; affrontare i propri demoni.
- Nochepolar, Ojos en la oscuridad. Accettare la propria unicità; i DIIV in spagnolo; finale energico.
- Scoreboard, Ropey rampage. Il dream pop che aspettavi; suoni in crescendo; struggimento.
- Swervedriver, Pack yr vision. Sgambetti ritmici; non deludono mai; gli altri prendano appunti.
- Cigarettes For Breakfast, Glue. Stop & go; un sussurro rumoroso; se alzi troppo salta il tetto di casa tua.
- Catica, Cigarette pudding. Grunge-gaze; riff sbriciolati nel riverbero; si canta a voce bassa.
- Hevvy Serve, One for home. Bassa fedeltà & alte emozioni; rumorismo dolce; fatto in casa con amore.
- Winter Gardens, Hyacinth. Lasciarsi andare con gli strumenti; voci che vanno e vengono; una coda densa e stratificata.
- Mogwai, Fanzine made of flash. Ancora anni Novanta; il singolone che non manca mai; non vedo l’ora di ascoltarlo dal vivo.
- Tvfuzz, Generic coffee. Trova un’accoppiata migliore di quella composta da Jaguar + vibrato; shoegaze come dio comanda; il fuzz il nostro credo.
- Terraplana, Charlie. La furia e la quiete; voci a pelo d’acqua; shoegaze d’impatto.
- Lilywhite, I want I trade I fear. Arrendersi e andare comunque avanti; gli amplificatori sono ben carichi di riverbero; momento climax.
- Color Palette, Grateful. Post punk efficace; pogare in un club goth pieno di gente ben pettinata; tu unica stella lì dentro.
- Concourse, Sins. Tecnicamente 2024 ma era il 28 dicembre quindi per noi è ok nella playlist; quella nota di basso nel ritornello è deliziosa; gaze croccante.
- Glazyhaze, Nirvana. Non sbagliano un singolo che sia uno; titolo ammiccante; dream pop di alta qualità.
- Emilya Ndme, Swan. Una parte di me è rimasta in quella stanza; dream pop raffinato; vocalità eterea.
- Park Praga, Impatience. Cigarettes After Sex + Belong; grande pressione sonora; qualcuno ha detto shoegaze?
- 9million, When the kissing had to stop. Certi amori non finiscono; punk per gente romantica; chitarre gaze che aumentano di spessore.
- SOM, The light. Fracasso + delicatezza; lead iconico; classico istantaneo.
- Venturing, Play my guitar. Odio stare da sola; penso che te ne andrai; ti insegnerò a suonare la chitarra.
- Cosmetic, Rosa & antrace. Chitarroni e chitarrine; cantautorato shoegaze; il basso detta legge.
- La Lune, Quiet considerations. Ultra chitarroni; Smashing Pumpkins; se non alzi il volume godi solo a metà.
- Ghosts Of Cinema, Ex nihilo. Esistenzialismo dream pop; fantasmi a portata di suono; una casa vuota e mille tormenti.
- My Raining Stars, For good. La Creation Records ha seminato bene; una primavera piovosa; chitarre squillanti.
- Murmure, Un mauvais présage. Il singolo che va ascoltato come se nient’altro importasse in quel momento; ortodossia shoegaze; testo in francese.
- Count The Clock, Leannie, Here comes the end. Melodia folk su base dream pop; un arrangiamento familiare; viva l’autunno abbasso la primavera.
- Edless, First try. Cinque minuti di grande dream pop; gli algoritmi lo odieranno; ma noi lo ameremo ancora di più.
- The Midnight Greetings, Fishnet. Shoegaze a bassissima fedeltà; ma ad altissima emotività; pieni e vuoti si alternano.
- Meatware, Even. Epicità & malinconia; gli Interpol apprezzerebbero; riverberoni come piace a noi.
- Mariin K, Free Alice. Il testo inizia con “fuck”; quando vedo il tuo volto so che ne vale la pena; melodie morbide.
- All You Can Hate, I don’t care. «Se fossimo famosi, i nostri fan si chiamerebbero haters»; il post punk non morirà mai; variazioni emo nel dna.
- Aiming, Docile. Nebbia e post punk; un suono come un ricordo smontato dalle emozioni; cadere sempre negli stessi errori.
- Marina Yozora, Daffodils. Biografia cosmopolita; ritmi elettronici dal tocco artigianale; chiudi gli occhi e segui il flusso.
- Chiaroscuro, Piombo. La nuova ondata italogaze; Space Echo e distorsioni; la grammatica sonora della gen z.
- Andy Bell, Dot Allison & Michael Rother, I’m in love… Dream pop e psichedelia liquida; crescendo ipnotico; maestro.
- Blankenberge, Together. Chitarre come carta vetrata sul cuore; voci sospese nel riverbero; qualcuno sa che pedali usano?
- She’s Green, Graze. Lo start è dalle parti del dream pop dei primi Slowdive; poi cambia radicalmente; effetto sorpresa.
- Snowcuffs, Uptown. Spirito indie rock; Converse e delay; finale potentissimo.
- Rocket Rules, The weight. Una ninna nanna in overdrive; dream pop ortodosso; il risveglio può attendere.
- Steve Queralt, Emma Anderson, Lonely town. Un’accoppiata da sogno; sempre con loro; senti come suona il basso.
- Erin Street, Our bodies need to be fought out. Beach House con meno elemento onirico; prime ore del mattino; quanti pensieri ancora.
- Biatlón, Evergreen. Sarah Records; C86; gli ingredienti giusti per un brano delizioso.
- With Hidden Noise, Reach. Jefre Cantu-Ledesma; Ruby Haunt; uno struggente songwriting slowcore.
- Darko’s Aufhebung, Euler fucked my life. Un cortocircuito tra Radio Dept. e Julie; giovani che fanno un meraviglioso casino; avessi ancora vent’anni.
- Pia Fraus, Across the street. Le stagioni cambiano ma i Pia Fraus restano; un pezzo teso ed elettrico; riff di chitarra affilati.
- Niights, Statelines. Nostalgia e modernità nello stesso pezzo; arrangiamento dinamico; la definizione esatta di noise pop.
- Blanket, Levitate. My Vitriol; anche Whirr; insomma, volume al massimo e via così.
- Honesty & Softlizard, Measure me. Ipnosi post punk; una batteria che pesta senza sosta; la tristezza non ci lascia mai.
- Silk, Faze. Una soglia sonora a metà tra veglia e sonno; voci due piani sotto il mix; chitarre come dio comanda.
- Dead Rituals (feat. Francis Moon), I could have been your nowhere. Modi diversi di dire addio; indie rock cantabile; scenografia shoegaze.
- The Foxgloves, Her silent ways. Folk sotto forma di dream pop; come un pomeriggio piovoso di novembre; o una notte piena di rimpianti.
- Badvril, Away. Gli anni Novanta non passano mai di moda; melodia nostalgica; suono poderoso.
- Graveyard Club, Ur baby. Un singolo perfetto per le serate belle dell’indie pop degli anni Zero; nichilismo orecchiabile; solitudini in mezzo alla folla.
