Lunedì shoegaze. Camerette, sospironi e misteri affascinanti

Platonik Dive

Qualche giorno fa su Repubblica è stata pubblicata una mia intervista con Carla Bruni. Durante tutta la telefonata è stata chiacchierona e autoironica. «So che non sono Mark Knopfler, dal vivo imbraccio la chitarra solo per tre brani. Suono malissimo, al massimo faccio un arpeggio regolare», giusto per citare una sua dichiarazione. Eppure per certi personaggi che sembrano vivere per commentare qualsiasi cosa su Facebook (o forse commentano qualsiasi cosa per fingere di vivere), Carla Bruni è «megalomane» solo perché queste persone si fermano a un titolo e lo leggono pure male. Il punto è sempre quello: dire la propria senza sapere cosa si sta dicendo. Ma, ecco, il fatto che la figura di merda sia stata sdoganata a tutti i livelli non vuol dire che bisogna per forza contribuire al dibattito.

Platonik Dive, Faro

Gli italiani Platonik Dive si preparano a pubblicare il loro nuovo album Take a deep breath previsto per il 13 settembre 2024 e Faro è il terzo singolo estratto: un brano ibrido, un post rock strumentale fluido e in divenire, con dei sottotesti synth e dream pop e una generale atmosfera ariosa, libera e alternativa. Il brano ha tutti i pregi del caso (epicità alla giusta percentuale, senso cinematografico, mistero affascinante) e nessuno dei difetti (prolissità, ortodossia, autocompiacimento).

Witherbride, Grunt

Dall’Australia, Witherbride dimostra di aver appreso molto bene la lezione di tutto quel movimento gaze che ruota attorno a nomi come Kraus e Animal Ghosts, ovvero rumorismo delicato da cameretta, chitarrone e sospironi, insomma quell’impasto di caos e malinconia che è affascinante ma anche a forte rischio di normalizzazione. Witherbride ha dalla sua un certo talento e la capacità di costruire melodie molto orecchiabili: ciò che serve, insomma, per rendere Grunt un pezzo che merita di essere ascoltato.

Emilya Ndme, Indaco

Nel comunicato stampa, proprio all’inizio, c’è scritta questa frase: «Listen to main drop at 2:44». Forse anticiperei a 1:19 il punto d’interesse, perché è lì che la canzone si apre dopo un inizio di attesa, di sospensione, di premesse più che di promesse. L’intero arrangiamento dell’italiana Emilya Ndme è un interessante crescendo di elementi che si sommano, di chitarre che irrobustiscono le trame e di melodie che sembrano un omaggio a un mondo indie rock che ormai non è più maggioranza relativa ma di cui c’è ancora bisogno.

Love While Hating, Days I died

Il trio italiano Love While Hating si presenta con un ep le cui coordinate sono grossomodo queste: Nothing, My Vitriol, Radiohead. È uno stile che affonda anche in una certa idea di indie rock anni Novanta, con costruzioni armoniche mediamente scure e la capacità di saper dosare dinamiche che comprendono collassi emotivi e vocalità elaborate. Soft punches è la traccia che sembra promettere grandi cose. Teniamoli d’occhio.