Shoegaze 2024. L’imperdibile playlist dell’anno si aggiorna

Ed eccoci con un aggiornamento della nuova playlist Spotify Shoegaze 2024, con le migliori canzoni shoegaze e dream pop dell’anno. Una compilation lunghissima che supera le tre ore e che ti permetterà di farti un’idea dello stato di salute della nostra musica preferita. In copertina So Totally! Come sempre, il solito avvertimento: non è una classifica.

  1. So Totally, Doz roses. Inviare una dozzina di rose; cambi di tempo; cantare sussurrando in mezzo al casino delle chitarre.
  2. DIIV, In amber. Come scomparire definitivamente; lo shoegaze è il nuovo grunge; diventare persone migliori.
  3. NewDad, In my head. Arpeggi; frasi da dire per chiudere una storia; festa del papà.
  4. Cruush, As she grows. Abbasso il quattro quarti; frenesia; dream pop ben corazzato.
  5. Softcult, One of the pack. Essere gentili in un mondo di merda; puoi contare su di me; ritornello killer.
  6. swan•seas, Fuzzy feeling. Maledetto pallino nero; anni Novanta in USA e UK; Jaguar e Jazzmaster vintage.
  7. Draag, Orb weaver. Immagini oniriche; chitarre ma non chitarroni; svegliarmi accanto a te.
  8. T.G. Shand, The cheese. Odiare il formaggio ma amare questo brano; trappole per topi; riverberi come brezza marina.
  9. Il Ragazzo Del Novantanove, Domenica. Momenti molto difficili; fuori nevica; empatia.
  10. Laavu, Never. One two three four; chitarroni; ritornelli a pieni polmoni.
  11. Holding Hour, Come undone. Dimmi qualcosa di dolce; passo lento ed emozioni veloci; nostalgia anni Novanta.
  12. Dottie, Cherry. Ciliegia nera; voci perse in una tormenta; ad alto volume viene giù un palazzo.
  13. Kodaclips, Viola. Accelerazioni emo; giocare insieme su quella spiaggia; festa goth in cui accade di tutto.
  14. Ultranøia, Astratta. Pogare malinconicamente; Drop Nineteens; tutt’altro che noia.
  15. Glitterspitter, Harley. Pop d’alta classifica in un’universo parallelo (e migliore); basso saltellante; le chitarre ci sono.
  16. Brina, Nel buio. Vibrato (non vibratore); canticchiare sottovoce in mezzo al casino; emo-tività.
  17. Janna Jamison, Missing u. Commedia statunitense in cui ti manca qualcuno terribilmente; canticchiare in cameretta; fare baccano con la chitarra.
  18. Sara Devoe, Sleep with me. A forest dei Cure; potenziometro del riverbero tutto a destra; tornerà un altro inverno.
  19. Twin Coast, How we can’t. Rumore fatto bene; shoegaze contundente; voce incomprensibile.
  20. Krøvi, Love. Niente batteria; crescendo distorto; feedback livello acufene.
  21. Cusp, Your freedom. Ritmi elaborati; vago risentimento; cambi di registro.
  22. Saint Mary Candy, SinKing. Dream pop da manuale; voce del verbo peccare; chitarre squillanti.
  23. Clowder, Window seat. Lato finestrino il posto più ambito; ancora grunge introverso; stop and go.
  24. Wallace Welsh, Stargazing. Delay; shoegaze a bassa fedeltà; cameretta forever.
  25. Opinion, Missing something that never happened. Festa in casa senza i genitori; falsetti rock’n’roll; distorsioni al massimo.
  26. Blushing, Silver teeth. Smashing Pumpkins; alza il volume; musica aggressiva + voci gentili.
  27. Astronomies, After I fall asleep. La voce c’è; per favore non svegliarmi; pianissimo e fortissimo.
  28. Foreverboymush, Saint Abel, Moskova Div, Chiaroscuro. Zoomergaze; sceglietevi un nome da band; Shields Blender.
  29. Maquillage, Phones. Non avrai altro dio al di fuori del fuzz; vuoti e pieni; riverbero.
  30. Mo Bedick, Cemetery caretaker. Moby Dick; impennata shoegaze; pensare a ciò che ancora non è avvenuto.
  31. Pinhdar, Cold river. La vita non fa sconti; martellate post punk; atmosfere claustrofobiche.
  32. Moonpools, Say anything. Alvvays; piangere tutto il tempo su melodie allegre; tastierona epica.
  33. Virgins, s l o w l y, l o n g. Titoli scomodi da scrivere; c’è chi canta davvero; riverberi a cascata.
  34. Fyouneral, Flower boy. Notte fonda; notte insonne; Ruby Haunt.
  35. Whitelands, Tell me about it. Band del momento; Just for a day; quattro del mattino.
  36. Korder, Falling awake. Balliamo un lento a Twin Peaks; sogni; Beach House introversi.
  37. Svalblue, Amelia. Chitarre che fanno oOoOoOo; bella botta; zero compromessi.
  38. Somesurprises, Black field. Chi ha detto riverbero?; allontanarsi dal mondo reale; dreamy dream pop.
  39. Riley’s Mountain, Weaving. Sempre chitarroni; voce fantasmatica; nebbia avvolge parco.
  40. Grigio Scarlatto, Guacamole. Parapappapà; dipendenze; vent’anni per sempre.
  41. New Age Healers, The spin out. Riffone ok; psichedelia impastata gaze; Seattle underground.
  42. Lozenge, Interloper. My Vitriol; sotto il palco c’è il pandemonio; amplificatori valvolari.
  43. Soft Blue Shimmer, Canti. Non è in italiano; duetti; indie rock fatto bene.
  44. Can D, Do I terrify. Sylvia Plath; lo vuoi un palloncino; shoegaze do it yourself.
  45. I’m The Villain, Dream in shades of blue. Synth pop; gran ballo del liceo nei film anni Ottanta; blu.
  46. Air Formation, I don’t want to talk. Shoegaze prima di te; chitarre post rock; poca voglia di parlare.
  47. The Fauns, Clear. Suoni avvolgenti; epicità; M83.
  48. Magazine Beach, Turnaround. Ancora chitarroni; voci in stile folk anni Settanta; punk emozionale.
  49. Adorer, Unkind. Pixies; sentirsi scortesi; accelerazione post punk che cambia le carte in tavola.
  50. Wisp, Pandora. Auricolari dell’iPhone; notifiche di TikTok; Nothing.
  51. Trentemøller, Miss you. Davvero è Trentemøller?!; chitarre acustiche; freschino d’estate in Danimarca.

(Qui la playlist su Apple Music).