Lunedì shoegaze. La pigrizia non ci piace

The Day

Questa settimana iniziamo con cinque progetti che riescono a trovare una propria strada in ambito shoegaze e dream pop, libera dal confronto con i soliti noti e piuttosto sorprendenti nel loro approccio creativo. Premi play, ascolta, condividi, supporta queste band: garantisce Shoegaze Blog.

Pjos, Atlas

Nato in Brasile e residente in Polonia, Paul O’Rely, in arte Pjos, arriva con un nuovo singolo, Atlas, dal baricentro inclinato verso il lato più astratto, cinematografico e futuristico – un futuro però antico, nostalgico – del dream pop, che a tratti ricorda un po’ certe interferenze emozionali di Jefre Cantu-Ledesma: un suono, cioè, che è come certe fredde sere d’inverno in cui anche il fiato ha una propria densità.

Bang Gang, Stay open heaven knows

Bang Gang è un protagonista storico del dream pop islandese e questo brano, che vede alla voce Disa (collaboratrice di Trentemøller), è un bell’esempio di elettronica umanistica: un arrangiamento circolare con poche note a creare interi universi in cui perdersi (e ritrovarsi se non migliori, comunque più vivi).

The Day, Sidelines

Dall’Olanda, i The Day – probabilmente uno dei nomi meno googleabili della storia – tirano fuori un singolo niente male per anticipare l’uscita del secondo disco, The kids are alright (anche qui, una sfida aperta al concetto di seo…). Sidelines mescola post punk e dream pop, con chitarre che girano bene su riff ben definiti e frenetici il giusto, quasi un incrocio tra Cure e Future Islands, mentre una vocalità morbida ti piazza la domanda da mille punti: «Cannot answer the question, “What is it that keeps you up at night?”». Nemmeno noi.

Janna Jamison, Missing u

Missing u, della statunitense Janna Jamison, è una bella canzone spaccata in due: un’anima estremamente pop e un’attitudine estremamente shoegaze. Se la strofa pare in linea con la nuova ondata di cantautorato indie rock molto orecchiabile, quasi iperprodotto, che domina gli ascolti di una determinata fascia di pubblico, ciò che rende davvero interessante il singolo è il lavoro chitarristico che a un certo punto fa saltare certi automatismi pop e aggiunge rumore e sentimento gaze: la coda finale è l’approdo giusto della musica di Jamison.

So Totally, Double your relaxation

Se si parla di possibili dischi dell’anno, anche se ancora siamo a giugno, qualche soldo del Monopoli lo punterei su questo album degli statunitensi So Totally: una band, in effetti, che ha un suono totale, assordante e delicato al tempo stesso. È shoegaze torrido ma anche dream pop notturno, un approccio tutt’altro che monolitico e dunque privo di quella sensazione di staticità artistica che spesso azzoppa i gruppi più pigri. E i So Totally, proprio come le Softcult, non conoscono la parola pigrizia.