Lunedì shoegaze. Guida piano, indossa la cintura di sicurezza

Hannah Robinson

Questa settimana Shoegaze Blog alterna gemme segrete a nomi emergenti, in un piccolo carosello capace di illuminare i luoghi giusti della musica, quelli magari meno frequentati, ma dove spesso si trovano le canzoni più belle.

Ijo Woi, Lover

Da sempre ho una particolare predilezione per la musica nascosta, quella realizzata con pochi mezzi e con tanto cuore nel centro esatto di una cameretta con affaccio diretto ai propri sentimenti più autentici. Da Manila, Filippine, Ijo Woi è la tua sorpresa della settimana: uno shoegaze basilare che è puro batticuore, quasi una versione più grezza ma altrettanto sincera ed emotiva di Midwife. Nelle note che accompagnano il mini ep si leggono queste parole: «This project is a big love letter to myself, by myself. Life is short. Drive fast and leave a sexy corpse». Sommessamente dissento: fuori dalla metafora, un po’ logora se non sei Morrissey, guida piano, indossa la cintura di sicurezza e ascolta a passo d’uomo le canzoni di Lover. La vita è breve, non accorciarla ulteriormente, sai quanta bella musica ti perderesti?

Kallai, Always/Never

La band statunitense ha pubblicato due singoli, Palisades e Always/Never. Quest’ultimo spicca di più per via di un suono maggiormente orientato sullo shoegaze, con una vocalità fantasmatica (e dunque efficace al massimo) e un suono vicinissimo a una certa tradizione indie rock di primi anni Novanta, in stile Drop Nineteens. Se premi play ti senti subito a casa.

Moon-Li, I’ll remember

L’artista franco-cinese Moon-Li ama tre cose: il delay, i riverberi, i Duster. Direi, insomma, che per quanto riguarda gli ingredienti ci siamo eccome, il punto è capire come vengono amalgamati e cucinati. Moon-Li in questo senso va senza incertezze: un dream pop a cadenza slowcore, bassa fedeltà e alta emotività, un floating in space che anche se magari non stupisce, sicuramente è in grado di toccare le corde giuste.

Hannah Robinson, I’m sorry I let you down

No, la britannica Hannah Robinson non ci delude. Con il singolo I’m sorry I let you down si inserisce in quel cantautorato in bilico tra indie rock e dream pop che negli ultimi anni ha rappresentato una nuova, significativa corrente della più ampia scena shoegaze. A differenza di Swim School e Softcult, citati esplicitamente da Robinson nelle note di accompagnamento, qui manca un po’ quel piglio rock che riesce sempre a esplodere al momento giusto: il brano, piacevolmente orecchiabile, è in un certo senso meno volumetrico rispetto per esempio al singolo più recente del duo canadese, ma comunque ha una consistenza dreamy di tutto rispetto.