È tempo di ballare e di trasformarsi, basta fingersi timidi perché non lo siamo. Abbiamo grande idea di libertà, non siamo più i diversi e gli scorretti perché abbiamo bisogno di pace. Lo eravamo introversi ma in questa vita moderna chi lo è finge di non esserlo. Potrebbe essere la scelta migliore nascondersi ma c’è sempre modo per farlo, soprattutto ascoltando musica. Se è poi musica consigliata qui in queste pagine perse ma reindirizzate, ancora meglio.
Nascosti per ben dieci anni
Sono rimasti nascosti per dieci anni i Fauns, che hanno raccolto tutte le cose non dette e con un nuovo statuto le hanno dichiarate nel 2024 in How lost. Nella band con gli originali membri Alison Garner alla voce, Michael Savage al basso e Guy Rhys-Davies alla batteria è stato ingaggiato Will Slater, chitarrista e compositore di colonne sonore che ha dato il suo apporto di riscritturazione dei contenuti e dei sogni dei suoi nuovi colleghi musicisti. È un nuovo lavoro che recupera il tempo perduto. In realtà sembra un attuale album del nostro amato genere shoegaze, remixato da un dj solitario ma eccentrico che, verso la fine degli anni Ottanta, si ritrova nel buio a colori di una sala semivuota, continuando a far girare dischi anche se la pista è davvero tanto timida.
Energie e sinergie
Succede però che man mano questa pista si riempie, si mescolano energie e sinergie di un passato shoegazer con quelle di patinati suoni vivaci, estrosi di disco dance new wave in un nuovo spazio tempo che ti aliena totalmente. Ne è simbolo il brano Dark discoteque. How lost è ultra originale dream dance ed è composto da pezzi come How lost, Clear e Spacewrek che vogliono ricordare come un eco magico chi avevamo lasciato anni fa, i Fauns del 2009 con il loro album omonimo e Lights del 2014, pura impronta della storia recente shoegaze che oggi torna in gioco più che mai. Poi abbiamo le restanti Mixtape days, Shake your hair, Afterburner, Modified che hanno impiantati suoni composti da tutti quei giochi usati da Billy Idol e che magari non rientrano esattamente nel solito mood shoegaze, ma sembrano creati per la colonna sonora di un videogame di auto sportive, con quel cantato sensual perduto e sussurato in beat sonori da galleria luminosa ed acceleratore a tavoletta.
L’omaggio ai Freur
Diverte il risultato straniante che non fa il paio con nulla e che ci spinge a desiderare di conoscere l’evoluzione futura di questa nuova intesa. L’insolito ben studiato che è anche soluzione di dancefloor per gente che come me attende una Red light dei Neon prima di mettere piede sulla pista da ballo. C’è anche da dire che uno dei miei sogni nella vita sarebbe stato quello di elaborare un cover (super distorta) del brano Doot-Doot dei Freur e questo sogno mi è stato rubato proprio dai Fauns, riusciti a rimetterlo nelle nostre orecchie in modo emozionante, senza stravolgerlo e mantenendo la stessa speciale essenza di un pezzo quasi intoccabile, inserito nell’album per il gusto di omaggiare uno storico gruppo anni Ottanta che, in seguito, si sarebbe evoluto negli Underworld. Questa nuova/vecchia e gagliarda uscita che condividiamo è pervasa da un nostagico edonismo che può sembrare ossimoro, ma che in realtà è una condizione esistenziale complementare. Shoegaze Blog ne consiglia la riproduzione con l’ampia visione di ciò che vuol dire il nostro metterci in gioco nella vita, nel benessere musicale sperimentale che potrebbe diventare storia.
