Playlist. Scopri le migliori nuove uscite italogaze

Ex Girls (foto: Andrea Proietti)

A che punto è la musica in Italia? È una domanda alla quale non è possibile rispondere soltanto guardando i numeri, anche se oggi pare che il gioco funzioni così e i musicisti a volte sembrano quasi costretti a diventare social media manager della propria vanagloria. Di sicuro, nell’ambito più ristretto ma senz’altro vitale e appassionato del cosiddetto italogaze ci sono fermento e novità. Soprattutto comincia a esserci un necessario ricambio generazionale, con giovani gruppi pronti rinnovare la magia di un suono che da trent’anni tutti danno per spacciato, ma di cui alla fine nessuno ne ha mai abbastanza. Shoegaze Blog ha preparato una playlist Spotify con alcune delle migliori uscite italogaze (e generi limitrofi) degli ultimi mesi: mettila tra le tue preferite, condividila con amici e conoscenti, supporta i gruppi che ne fanno parte. E soprattutto premi play e alza il volume.

 

1. Heaven Or Las Vegas, Loggia nera. Si era già parlato di questa band qualche tempo fa, ovviamente benissimo. Lo scorso dicembre il gruppo ha pubblicato un altro singolo, lo strumentale Boyajian’s Star. Ma è Loggia nera ad aver imposto uno standard, ad aver innalzato le aspettative, ad aver – semplicemente – messo ko chi scrive.

2. Tenue, Derealizzazione. Anche dei Tenue si era parlato, non a caso: più che un semplice brano Forse era un cuore a pezzi custodito nelle mani giuste, quelle di chi conosce i tuoi stessi tormenti e sa come uscirne bene – o non uscirne mai, che poi è lo stesso. Ora ecco Filtro, il nuovo album: Derealizzazione è uno struggimento totale che ha bisogno di riverberi, non di parole.

3. Ex Girls, Memories. Loro sono nuovissimi, si chiamano Ex Girls, sono di Milano e si sono formati nel 2019. Pronti via: i cinque brani dell’ep d’esordio dicono subito che questa band ha ciò che serve per spostare il baricentro internazionale dello shoegaze un po’ più verso l’Italia. Davvero niente male.

4. The Backlash, My wrong. Ed ecco l’uscita di Passing by, l’ep dei Backlash, che era stato anticipato dal singolo Everybody but me (qui l’anteprima su Shoegaze Blog). My wrong è un ottimo brano che conferma lo spirito decisamente più shoegaze della band milanese, che tira fuori un suono che serve come l’aria in questi tempi di plastica e sonno.

5. Divenere, Sahara. Fresco di pubblicazione, il nuovo ep dei Divenere From sahara to the moon è già nella short list delle migliori uscite – finora – del 2020. Prova ad ascoltare Sahara, il brano più bello di un disco bellissimo, soprattutto quando il ritornello apre la strada a chitarre scintillanti e pittoriche per come disegnano attorno alla voce armonie dolcissime.

6. Junk Love, Teenage burnout. È davvero una musica strana, quella dei Junk Love. Loro la chiamano dream punk e in effetti centrano piuttosto bene la questione, ovvero le melodie vocali dei Foo Fighters + gli arpeggi leggerini dei DIIV di un tempo. Detta così suona forse male: se premi play capisci che invece Teenage burnout è un singolo forte al punto giusto.

7. Plaza Sempione, Ho bruciato. Mi sono sempre chiesto quando sarebbe arrivato nel dream pop l’influenza del nuovo cantautorato italiano. Ci pensano i Plaza Sempione a rispondere con il sorprendente singolo Ho bruciato: in pratica, la malinconia a bassa intensità di certo it pop unita alla profondità di campo dello shoegaze. In alcuni momenti sembra di riascoltare i C.O.D., il che vuol dire che questi Plaza Sempione sono proprio bravi. Produce True Sleeper, una garanzia.

8. Iomolotov, Quadro felice. Di tutto il lotto, probabilmente gli Iomolotov sono quelli meno allineati al concetto gaze, sia pur variamente applicato. Eppure c’è una sensazione di vicinanza di intenti, di condivisione di sensibilità, di convergenza di prospettive: qualcosa insomma che ben si adatta alle atmosfere di questa playlist.

9. Alberto Almas, 2120. “Moriremo tutti su Facebook tirando calci al vento”, canta Alberto Almas nel suo nuovo singolo, un tesissimo, drammatico e disperato de profundis dedicato ai giorni nostri e a quelli che verranno, mentre la melodia soccombe sotto i colpi di un arrangiamento synth punk glaciale e senza sconti.

10. Red Mishima, Seppuku of love. Chiusura con i Red Mishima, che tirano fuori un brano di oscurità vecchia scuola, post punk virato dark e delay smisurati. In Seppuku of love ci sono dentro gli anni Ottanta più marci, rotti, intransigenti: quelli da cui è partito tutto, insomma. Quelli che non possiamo fare a meno di ascoltare.