Premi play: sette band shoegaze da scoprire

Palm Haze "Tangy Dream" cover

Lo shoegaze moderno è un universo di suoni enormi e di riverberi infiniti. Soprattutto, è un universo in continua espansione. La cosa più bella è che è un movimento davvero globale, che non riguarda soltanto l’area anglofona – pure, va detto, dominante – ma coinvolge a vario livello tante band provenienti da tutto il mondo. È un cambio di prospettiva che va sostenuto e incoraggiato: Shoegaze Blog farà la sua parte per supportare la musica bella, sempre e comunque. Ecco allora sette band molto interessanti che meritano di essere scoperte – o riscoperte. Premi play.

Blue Bombay, Holywaves. Vengono dalla Francia, ma in realtà sembrano provenire da qualche angolo sperduto della più sperduta galassia. Dream pop di riverberi e malinconia per un pezzo bellissimo. I Blue Bombay potrebbero diventare il tuo prossimo gruppo preferito. Attenzione però a non confonderli con loro.

Palm Haze, Gravitation. L’artista Tiziano Soro per descrivere le sue opere parla di “un leggero senso di dolce sofferenza, senza la pretesa di soffrire realmente“. Ecco: Gravitation è come lo raccontano i canadesi Palm Haze. Una band shoegaze – ma non solo – destinata a diventare importante.

Useless Cities, Eyesore. Poi c’è sempre bisogno di quelle canzoni che interpretano al meglio certi sentimenti che sono sempre così maledettamente difficili da esprimere davanti agli altri. I londinesi Useless Cities parlano di te, per te. E non ti lasciano solo. E non ti lasciano sola.

Sun System, Smiles with no teeth. Eleganti, malinconici, raffinati: gli americani Sun System sono una sorpresa. C’è un gusto più britannico che statunitense nella scelta delle melodie, che sono aperte, potenti, orecchiabili: un misto tra Ride e Mansun. Mica male.

PVLSRBlack and white. È un suono che ha pianure e precipizi, spigoli e carezze, fuoco e tramontana. I messicani PVLSR hanno insomma quell’approccio dream pop che viaggia sulla lunghezza d’onda di certi brani dei Be Forest. C’è della roba con delle potenzialità.

BeatasticThat’s the way. Pop immerso in un mare di distorsioni leggere eppure significative nel garantire una direzione precisa al progetto. C’è quella sensazione agrodolce di certe canzoni di The Album Leaf. C’è soprattutto una costruzione bilanciata tra melodia orecchiabile e approccio diy.

MistoBuried under remote lands. È il pezzo più bello di Helios, album del polistrumentista genovese Mirko Viscuso. Post rock fiero ed epico al punto giusto, con pochi fronzoli e molta emotività.