Il ritorno dei My Vitriol: ascolta “Under the wheels (2017 recording)”

My Vitriol Ritornelli da cantare solo così (foto: Facebook)

Nel 2001 scopro i My Vitriol. Una band strana, quasi indecifrabile: facce belline e imbronciate il giusto, hype garantito dai giornali inglesi – gruppo della settimana per il Melody Maker senza nemmeno un album in giro – e un passaparola che promette grandi stadi e cover story. Il suono, a raccontarlo secondo assiomi freddi ed euclidei, sembra sconcertante: base Foo Fighters, altezza Deftones, profondità Slowdive. Detto in altri modi: ritornelli cantati con volumi esagerati e corde vocali bruciate, chitarroni da mucchio selvaggio sotto il palco, effettistica pesante e ostentata in un modo che il mainstream di solito non apprezza molto. Il risultato è dirompente: il disco dei My Vitriol, Finelines, uscito nel 2001, è un grande esempio di shoegaze per le masse. Brani come Always: your way, Grounded, Losing touch e Pieces sono bellissime tracce di rock dritto e diretto: niente suoni sghembi e mezzi rotti, niente povertà indie mascherata da intellighenzia mista ad arroganza, niente sguardi bassi ed esibizioni timide. Nei negozi di dischi di Palermo nessuno sa chi siano i My Vitriol. Quei brani li recupero inizialmente grazie ad Audiogalaxy Satellite (se non sapete cos’è, vi siete persi il miglior sistema di file sharing di sempre), in seguito però compro il disco su iTunes perché la qualità degli mp3 scaricati col peer to peer è pessima. Finelines è una folgorazione e una personalissima ossessione: capisco perché le recensioni in giro sono tutte molto positive. Finalmente viene fuori un’alternativa credibile al rap metal che domina la programmazione di Mtv. I My Vitriol volano alto e il traguardo è a un passo.

“Diventeranno più grandi dei Muse”

Som Wardner
Som Wardner festeggia il ritorno dei My Vitriol (foto: followingdiana.com)

Questo è quello che ripeto a tutti quando parlo dei My Vitriol. E invece qualcosa si inceppa. Come ogni gruppo shoegaze che si rispetti, anche i My Vitriol finiscono nell’oblio creativo: spariscono dai radar, insomma, senza sciogliersi ufficialmente. Un passo indietro che preclude alla band di accedere allo status di superstar del rock, ma che in qualche modo ne solidifica il culto tra i fan superstiti – pochi ma buoni: l’hype svanisce, resta la passione. Nessuno dimentica: nel 2013 i lettori di NME piazzano Finelines al numero 37 dei 60 album perfetti dall’inizio alla fine (lo so, qualche scelta è opinabile, ma non questa). La band intanto torna a fare concerti e ne 2016 pubblica un disco intitolato The secret sessions, destinato inizialmente ai soli sottoscrittori di PledgeMusic. Ora però sembra che qualcosa si stia muovendo: da domani i My Vitriol saranno in tour nel Regno Unito. Le due date di Londra del 19 e 20 novembre sembrano particolarmente interessanti: suoneranno* anche gli …And You Will Know Us By The Trail Of Dead, un’esibizione incentrata sul loro cd più bello, Source tags & codes.

Forse per celebrare un ritorno finalmente definitivo e non estemporaneo, il cantante dei My Vitriol, Som Wardner, ha pubblicato di recente su SoundCloud una nuova versione di quello che è il mio pezzo preferito di Finelines, Under the wheels. Bellissimo nel 2001, bellissimo nel 2017. Lo ascoltate qui.

 

*Aggiornamento: i Trail of Dead non ci saranno.

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